martedì 3 gennaio 2017

Jeep Renegade 75th Anniversary Test, seconda puntata.

Parliamo ora della motricità garantita dalle quattro ruote motrici sempre in presa della ns. Renegade.

innanzitutto ritengo che nell'acquisto di un piccolo SUV, a maggior ragione per una Jeep e anche con un occhio al valore di rivendita è imprescindibile l'acquisto del modello a trazione integrale.
Un sistema davvero molto evoluto che non lascia niente al caso e assiste in qualunque situazione di disagio il conducente e i suoi occupanti

Normalmente si lascia il selettore sulla posizione "Auto" e il sistema "Select-Terrain" sceglie la combinazione più adatta alla situazione di trazione. Nei momenti più seri è possibile selezionare manualmente le altre tre posizioni, "Snow", neve, "Sand", sabbia e "Mud", fango. In tali posizioni il cambio selezionerà la trazione a quattro motrici e il rapporto più adatto alle condizioni del terreno, attivando anche un certo freno motore per mantenere il controllo del veicolo.
Sulla versione "Traihawk", falco del sentiero, è disponibile la posizione "Rock", pietra, che permetterà di affrontare anche i percorsi più accidentati e le pietraie più insidiose.

Il modello che ho avuto in prova era dotato del pratico e piacevole tetto apribile in due parti, con la sezione anteriore elettrica e la sezione posteriore smontabile. In pratica sarà possibile asportare tutta

una sezione del tetto e riporre i due pannelli nel baule, dotato di una robusta sacca di vinile ove riporre le due metà.



Avevo già notato da una osservazione statica che la Renegade offre un baule decisamente capiente anche senza dover spostare gli schienali dei sedili posteriori.

 Inoltre ha la non trascurabile caratteristica di lasciare perfettamente invisibili gli oggetti contenuti, al riparo dagli occhi dei malintenzionati.
All'interno del portellone c'è un altro richiamo all'"Heritage" della Willys originale, la riproduzione della inconfondibile griglia con i due fari.

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